Parliamone insieme

Lezioni di vela, lezioni di vita

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vela fiocco in andatura di bolina stretta

Di che cosa c’è bisogno per fare un reale salto di qualità? Per crescere come persona, per ampliare un business esistente, per dare corpo a un nuovo sogno? Insomma: per avere più impatto?


Riflessioni fatte di ritorno dal corso di vela che ho finalmente frequentato a Caprera. L’ho sognato per anni, e intanto già mi vedevo navigatrice provetta. Ma erano solo i contorni di un’immagine: ho capito presto che c’era poi tutto da riempire e costruire, per dare corpo a quell’identità.


È stata una settimana di lavoro faticoso e di completo isolamento dal resto del mondo. Ancora una volta, tutta me stessa è stata concentrata su un obiettivo preciso. Concentrata ad affrontare le sfide man mano che si presentavano, senza consentire all’ansia di mettersi in mezzo e rendermi meno lucida.
Volontà ferma, fiducia in me stessa e focalizzazione assoluta, senza sconti e senza distrazioni: è stato questo a fare la differenza.


Questa dedizione totale è nata come conseguenza dei ritmi serrati e delle difficoltà continue, ma è diventata presto un esercizio intenzionale di cura di me: ci tenevo tanto a imparare quanto più possibile e ho capito che non avrei potuto farlo senza lasciare andare le abitudini di comunicazione con la famiglia o di controllo della mail di lavoro.


Le lezioni teoriche erano in un capanno recintato con pannelli di canne: panche dure, zanzare, una lavagna, una galloccia fissata al muro, qualche cima per esercitarsi con i nodi. Tirava un’aria di severità e disciplina, ma nulla a confronto delle lezioni in navigazione. In mare non puoi sbagliare, perché se lo fai, succede qualcosa. Tipo un danno a una barca vicina, o alla tua, o un compagno di equipaggio che si fa male. O più semplicemente "perdi acqua”, cioè rallenti rispetto alle altre barche della tua flotta. Mi è sembrata da subito una gran metafora della vita.


Se stai per fare una manovra sbagliata, potenzialmente pericolosa, l’istruttore interviene bloccando fisicamente il timone. E suscitando regolarmente la mia decisa reazione, perché è vero che non posso sbagliare, ma è anche vero che devo, e voglio, poter sbagliare per imparare.


L’ultimo giorno ti bendano gli occhi e ti mettono in mano il timone. Deve bastarti sentire il vento, l’andatura della barca, il rumore delle vele, per capire cosa devi fare. Ho pilotato con successo per 12 minuti solo affidandomi alle percezioni e alle sensazioni. Usando quella che noi coach chiamiamo “presenza”. Lse nostre risorse non sono soltanto la cognizione razionale. Ma quanto è difficile nella vita di tutti i giorni decidere di bendarsi da soli senza che qualcun altro lo faccia per te?


Se guardo le sei voci della valutazione finale i giudizi stanno tra “sufficiente” e “buono”: la pagella peggiore della mia vita. Eppure quella che mi dà più soddisfazione: qui, a contare non sono i voti ma il fatto che ho spostato in avanti il mio limite dedicandomici con un impegno totale: “whatever it takes”.
Ho già cominciato a condividere questa ispirazione con i miei coachee che vogliono fare davvero la differenza: qual è il tuo “whatever it takes”?

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